KANT

KANT


LA FUNZIONE RIVOLUZIONARIA DEL PENSIERO DI KANT

Kant è uno dei massimi esponenti del pensiero occidentale e segnò una svolta nel panorama filosofico moderno. Alla sua opera si attribuisce una funzione rivoluzionaria analoga a quella della teoria copernicana: come Copernico aveva ribaltato i rapporti tra la terra il sole, così Kant capovolge rapporti tra soggetto e oggetto nell’ambito del processo conoscitivo, assegnando un ruolo fondamentale all’elaborazione dell’esperienza. L’autore esamina le condizioni che rendono possibile la conoscenza, l’agire etico-politico e l’esperienza estetica. La serietà e il rigore delle sue analisi si possono cogliere dei contenuti, dell’atteggiamento di fondo che lo connota, dall’idea secondo cui la filosofia un’attività di ricerca che non dà nulla per scontato e che sottopone tutto al vaglio critico della ragione.


FIGURA PARTICOLARE 

nato nel 1724, non viaggio e non si fece coinvolgere in attività politico diplomatiche la sua giornata tipica cominciava alle cinque del mattino con una frugale colazione e in seguito lo studio le lezioni all’università in quanto Kant insegnava non solo la filosofia ma anche la matematica la fisica, la geografia e la mineralogia la meccanica e il diritto.

LA FASE PRE-CRITICA E IL RISVEGLIO DAL SONNO DOGMATICO

Le opere principali di Kant nella critica della ragion pura, la critica della ragion pratica e la critica del giudizio. Gli studiosi di come sono soliti distinguere una fase matura del suo pensiero denominata criticismo è una fase precedente agli scritti critici chiamata pre critica.

la fase del criticismo: nel 1781 Kant da alle stampe la prima edizione della critica della ragion pura che non viene però accolto con favore dal pubblico a causa della difficoltà del linguaggio. Negli anni seguenti che caratterizzano la fase del criticismo Kant si dedica totalmente allo studio seguendo uno stile di vita ritirato e schivo: il grande impegno teorico assorbe ogni energia del pensatore e lo isola del resto del mondo nel 1787 pubblica la seconda edizione della critica della ragion pura modificata a cui seguono la critica della ragion pratica e quella del giudizio.


RIFLESSIONE SUL RAZIONALISMO

il suo interesse principale si appunta sul problema della metafisica, sia su quale valore assegnare all’indagine su Dio, l’anima, ordine del mondo, termiche da sempre hanno impegnato la mente dei pensatori in particolare quella dei filosofi razionalisti. Kant matura la convinzione che la metafisica stata sì una costante ambizione del pensiero umano ma nulla di più: infatti i tentativi dei razionalisti dimostrare che esiste un Dio intelligente buono, che l’anima è una sostanza immortale che il mondo tende a uno scopo sono, a suo avviso, falliti. La metafisica, aspirazione insopprimibile dell’animo umano e al tempo stesso fonte di oscurità e contraddizioni. la polemica con l’empirismo l’appello all’esperienza e la critica alla metafisica razionalista non implicano per Kant un’adesione all’empirismo di cui anzi il filosofo evidenzi forti limiti. Se il razionalismo metafisico approda esiti dogmatici, l’empirismo giunge a posizioni scettiche, in quanto limitando il campo della conoscenza all’esperienza, che è sempre particolare e contingente nega la possibilità di un sapere universale e necessaria. L’essenza del progetto critici sta dunque indagare la capacità e limiti della ragione umana e acquisire la consapevolezza dell’estensione e dei confini del suo orizzonte conoscitivo evitando definitivamente il rischio di non seguire inutili sogni metafisici.


L’ESAME CRITICO DELLA RAGIONE

a riflessione Cantiano muove dalla constatazione che la metafisica è un campo di lotta in cui pensatori si contrappongono l’uno all’altro senza riuscire a trovare soluzioni condivise. Ciò accade perché la filosofia non dispone di un criterio per distinguere inequivocabilmente il vero dal falso. La domanda da cui muove l’indagine Cantiano e dunque se sia possibile e in che modo conferire anche alla metafisica il carattere della certezza e oggettività proprio della scienza. Kant sente il bisogno di spingere più a fondo la sua analisi, ponendo a esame critico le stesse strutture logiche della conoscenza. adoperando un linguaggio giuridico arriva ad affermare che ti manderà tutta la questione a un tribunale, il tribunale della ragione, il quale dopo un regolare processo dovrà chiarire possibilità e limiti della conoscenza. La ragione dovrei indagare essenzialmente due aspetti uno) le fonti da cui la ragione medesima può legittimamente derivare le sue nozioni; due) l’estensione i confini del suo giudice e imputato al tempo stesso.


I GIUDIZI DEL SAPERE SCIENTIFICO 

Kant afferma che ci sono

giudizi analitici a priori, “tutti i corpi sono estesi”, privi di novità universali ma necessari, razionalismo

giudizi sintetici a priori, “tutto ciò che accade a una causa”, dotati di novità ma anche di necessità e universalità, scienza Newtoniana

Giudizi sintetici a posteriori, “i corpi sono pesanti”, dotati di novità ma particolari e contingenti, empirismo


I DUE ASPETTI DELLA CONOSCENZA 

secondo Kant nella conoscenza possiamo distinguere due aspetti, quello materiale quello formale: il primo è costituito dalle impressioni sensibili derivanti dall’esperienza (gli elementi a posteriori mentre il secondo dalle forme a priori.


RIVOLUZIONE COPERNICANA

con questa espressione si indica la prospettiva di Kant che in ambito conoscitivo, ribalta il rapporto tra soggetto e oggetto, analogamente a quanto ha fatto Copernico in astronomia, affermando che è la terra a ruotare intorno al sole e non viceversa. Se infatti tradizionalmente si pensava che fosse la mente a doversi adeguare alla realtà, ricevendo passivamente i dati dell’esperienza, ora come sostiene che è la realtà che nella conoscenza si adegua la facoltà umana attraverso cui è percepita e ordinata.


TRASCENDENTALE 

il termine trascendentale è desunto dal lessico della scolastica medievale in cui si definivano trascendentali le caratteristiche ultime le proprietà universali dell’essere, comune a tutte le cose che appunto andavano aldilà e oltre le tradizionali categorie aristoteliche. Esso viene adoperato da Kant in un’accezione news io logica, per cui trascendentale è la filosofia che si occupa non degli oggetti o del loro essere, cioè delle loro proprietà ontologica ma delle loro condizioni di conoscibilità, di ciò che supera la conoscenza nel senso che la rende possibile, ne è presupposto. Oggi invece il termine trascendentale viene utilizzato comunemente per indicare qualcosa che possiede carattere di eccezionalità ma in carattere negativo.


CRITICA DELLA RAGION PURA

La Critica della ragion pura è un trattato sistematico che risponde a un'esigenza metodologica fondamentale: secondo Kant, infatti, la sistematicità è un requisito indispensabile per ogni conoscenza scientifica. Ma c'è di più: la rigorosa struttura dell'opera riflette l'architettura della ragione umana, soggetto e oggetto dell'indagine di Kant. essa è suddivisa in due parti: la dottrina degli elementi che procede alla scomposizione della ragione le sue parti fondamentali, gli elementi puri o a priori del conoscere e la dottrina del metodo, che si riferisce al metodo di applicazione dei suddetti elementi formali. La dottrina degli elementi si ripartisce a sua volta in estetica trascendentale e logica trascendentale. La prima analizza la conoscenza sensibile e le sue forme a priori, la seconda studia il pensiero e le sue regole. la logica trascendentale si suddivide a sua volta in analitica trascendentale che ha come oggetto specifico di elementi di base dell’intelletto puro e dialettica trascendentale, che ha come oggetto la facoltà della ragione e i suoi principi.


L’ESTETICA TRASCENDENTALE 

Kant analizza la sensibilità e le sue forme a priori. secondo il filosofo ogni conoscenza inizia con l'esperienza, ossia con la percezione degli oggetti esterni da parte dei sensi. Il termine "estetica", dunque, è utilizzato nel suo significato originario "sensazione", in riferimento non a una teoria del bello o del gusto, bensi ai principi dell'intuizione sensibile. E la sensibilità è la facoltà grazie alla quale ci sono dati gli oggetti esterni in modo intuitivo. Essa è da un lato passiva in quanto riceve i dati percettivi mediante i sensi: dall’altro attiva, in quanto organizza il materiale che riceve dall’esterno attraverso le due forme a priori del tempo e dello spazio. Per Kant lo spazio e il tempo sono le forme a priori della sensibilità, cioè le rappresentazioni necessarie a priori presupposti da qualsiasi intuizione sensibile. Essi non derivano dall’esperienza; al contrario sono le condizioni per cui l’esperienza stessa è possibile. In particolare, lo spazio è la forma pura del senso esterno, grazie alla quale le cose si presentano come disposte le une accanto alle altre, e fonda la validità della geometria; il tempo invece è la forma pura del senso interno, in virtù della quale abbiamo l’intuizione della successione degli eventi sia interni che esterni e fonda la validità dell’aritmetica. 


L’ANALITICA TRASCENDENTALE 

la sensibilità ci offre una molteplicità di di sensazioni collegate grazie le sue forme a priori dello spazio del tempo e costituisce il primo gradino della scala della conoscenza. al fine di ottenere la conoscenza autentica dobbiamo spingerci oltre per indagare una facoltà superiore ovvero il pensiero che si articola sua volta in intelletto e ragione. Grazie attività sintetica dell’intelletto che gli oggetti da noi intuiti sulla base della sensibilità vengono unificati sotto quello che Kant definisce rappresentazioni comuni ovvero i concetti. L’intelletto è dunque per Kant la facoltà con cui il pensiero elabora in modo attivo i dati dell’esperienza sensibile.


I CONCETTI

Per Kant i concetti sono di due tipi: quelli empirici che derivano dall’esperienza grazie ad un procedimento di astrazione delle caratteristiche generali comune dei vari oggetti sensibili e quelli puri, cioè contenuti a priori dell’intelletto. Esistono dunque per Kant funzioni mediante le quali l’intelletto ordina diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune e possono essere due tipi empirici che vengono costruiti per astrazione a partire dalle sensazioni e puri che sono presenti nell’intelletto come sue forme a priori.


IL FENOMENO E IL NOUMÉNO

Per Kant il fenomeno è la realtà quale ci appare attraverso le nostre facoltà conoscitive. Il termine allude alla circostanza per cui gli oggetti della nostra conoscenza non si danno mai nella loro essenza ma sempre mediante le forme a priori della sensibilità e le categorie dell’intelletto. Il fenomeno rappresenta l’orizzonte entro cui l’uomo può tenere la vera conoscenza; la sua oggettività risiede nel fatto che ha una validità universale cioè vale per tutti gli uomini, i quali possiedono la medesima struttura mentale. Mentre il noumeno o cosa in sé è la realtà oltre la parete dei fenomeni, che l’uomo può solo pensare e non conoscere; tali dimensioni non può essere conosciuta perché non cade sotto i nostri sensi e neppure sotto le categorie dell’intelletto.


LA DIALETTICA 

la dialettica assume in Kant una connotazione negativa in quanto rappresenta l’arte sofistica di fare apparire reale ciò che non può essere dimostrato. Indica l’attività della ragione che a differenza dell’intelletto pretende di andare oltre i limiti dell’esperienza e incorre nelle contraddizioni negli errori del pensiero metafisico. La ragione è quella facoltà che spinge l’uomo a cercare spiegazioni globali e anni onnicomprensive della realtà attraverso le tre idee a priori dell’anima del mondo e di Dio. le idee trascendentali o concetti puri della ragione non hanno una funzione costitutiva cioè non possono fondare una verità scientifica in quanto esprimono perfezioni sono immaginarie e slegate dall’esperienza possibile. Le principali idee della ragione analizzata come sono quelle dell’anima del mondo di Dio


LA LEGGE MORALE COME FATTO DEOLA RAGIONE

su quali basi fondare la morale? Per fondare la morale come procede in modo analogo e si propone di trovare le condizioni a priori necessari e universali che lo rendono possibile . Una morale che non abbia i caratteri della necessità e che non sia

valida per tutti gli uomini, indipendentemente dalle differenze di sesso, religione, usie

costumi, infatti, per lui non può essere definita tale. Ma dove è possibile rinvenire queste condizioni a priori? Non possono di certo risiedere nella "sensibilità" ma nella ragione. Nella ragione esiste una regola morale che guida le nostre azioni, imponendosi in modo incondizionato e universale, cioè in modo indipendente dalle circostanze particolari e dai bisogni istintuali. Tale legge ha la forma del "comando", in quanto deve imporre i propri imperativi contrastando la sensibilità e gli impulsi egoistici che sussistono nell'uomo accanto alla razionalità. L'uomo, infatti, per Kant è caratterizzato dalla tensione tra istinto e ragione: se si riducesse all'uno o all'altro di questi aspetti, verrebbe meno l'esigenza della morale, perché egli agirebbe sempre per istinto, come gli animali, rimarrebbe costantemente nella dimensione della "santità",


IMPERATIVI DELLA RAGIONE

Kant parla di ragione" distinguendone l'uso "pratico" da quello "teoretico", In tutti e due i casi il termine "ragione" indica la facoltà di superare (trascendere)

l'ambito dei sensi. ragione è dal filosofo condannata quando, nell'uso

soretico, si distacca dall'esperienza per inseguire le illusioni metafisiche, nel' uso pratico,

al contrario, viene esaltata proprio perché indipendente rispetto al esperienza. Laragion pratica coincide con la volontà, intesa come la facoltà che consente di agire sulla base di principi normativi, cioè di regole razionali che ne disciplinano e orientano le scelte. come si conosce che ci sono due tipi di principi della ragion pratica: le massime e l’imperativi. Le prime sono prescrizioni di carattere soggettivo come non fumare o leggere, Per tutti. 

Gli imperativi sono distinti in ipotetici e categorici l’imperativo ipotetico ha la forma del se… Allora… (raggiungimento di un fine determinato) se aiuti il prossimo allora sarai apprezzato

imperativo categorico:(incondizionato) comanda un’azione a prescindere dal cielo Rosalia effetti che ne possono conseguire e sicuro chiudere nella forma tu devi. Su questo si fonda la moralità che Kant deve essere libera e autonoma rispetto esperienza incondizionata e universale


GIUDIZI DEL SENTIMENTO 

Kant analizza la facoltà del "sentimento", attraverso cui l'uomo fa esperienza della finalità insita nel reale e che il filosofo considera intermedia tra l'intelletto e la ragione. La prima importante precisazione effettuata da Kant, all'inizio della sua ope-

ra, è appunto la distinzione dei giudizi dell'intelletto da quelli del sentimento: i primi sono giudizi determinanti, i quali, unificando il molteplice attraverso le categorie dell'intelletto, "determinano" l'oggetto fenomenico; i secondi sono giudizi riflettenti, che cioè si limitano

a "riflettere" sull'oggetto già costituito, interpretandolo in base al principio della finalità. giudizi riflettenti a loro volta possono essere di due tipi: da un lato ci sono i giudizi

estetici, che riguardano il rapporto tra il soggetto e la rappresentazione dell'oggetto e 

non agli oggetti stessi.

- i giudizi teleologici, che colgono l'ordine finalistico interno agli oggetti stessi


GIUDIZIO ESTETICO 

La critica del giudizio dedicata all’analisi di tizio termini che in questo contesto assume il significato più comune come “relative all’arte e alla bellezza” che si occupa di tanti concetti: sublime. I giudizi riflettenti si limitano a riflettere sugli oggetti a cui il sentimento si rivolge senza altro scopo che quello di valutare se si suscitano o meno. il giudizio estetico è disinteressato: presentazione di esso e il sentimento che suscita. il bello per lui e ciò che piace Universalmente senza concetto.


IL SUBLIME

esso consiste in un sentimento che provoca una sorta di «piacevole orrore»

Il sublime può essere di due tipi:

1. matematico;

2. dinamico.

Il sublime matematico ha per oggetto la "grandezza" della natura (ad esempio, l'immensità del cielo o del mare); il sublime dinamico nasce, invece, di fronte alla "potenza della natura. Per Kant sia il bello sia il sublime piacciono per se stessi, cioè in modo disinteressato;

ma, mentre il bello riguarda la forma dell'oggetto, che consiste nella sua limitatezza, il sublime, al contrario, potendosi trovare in qualcosa di indefinito e privo di forma, provoca la rappresentazione dell'illimitatezza e, dunque, suscita piacere e terrore al tempo stesso. Il piacere

del sublime, a differenza di quello del bello si presenta come qualcosa di serio e tremendo, un "piacere negativo", misto di «meraviglia e stima». l'essere umano è portato a considerare sublime lo spettacolo esteriore che lo affascina, in seguito riconosce in se stesso la "grandezza" attribuita all'oggetto: il sentimento del sublime esalta la sua qualità di essere pensante depositario delle idee della ragione e della legge morale.


ARTE E GENIO

per quanto riguarda l'opera d'arte, Kant ritiene che non possa ritrovarsi come tale in

natura se non in nuce, quasi come una predisposizione. L'opera d'arte, Infatti, richiede la creazione da parte dell'artista, che Kant identifica con il "genio;, il talento tramite il quale-la natura dà le regole all arte». l'arte è per essenza libertà e dal genio non si può pretendere che ren-de conto delle procedure del suo lavoro in modo tecnico o scientifico; tuttavia, la sua

reazione può divenire misura e regola del giudizio estetico degli altri.


GIUDIZIO TELEOLOGICO

i giudizi teleologici rispondono alla domanda "che scopo ha?", qual è la

la funzione?". il giudizio teologico non è un valore costitutivo scientifico ma solo regolativo infatti esso non esprime una conoscenza oggettiva ma riflette un modo soggettivo inevitabile di rappresentare la realtà. Ciò significa che anche la teoria finalistica ritagliata e complessa non potrebbe mai dimostrare l’esistenza di un ente intelligente creatore del mondo, che pertanto rimane soltanto un’esigenza dell’essere umano.

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